domenica 29 settembre 2013

ROBERT HOOKE.... L'UOMO DIMENTICATO.


Voglio iniziare il mio viaggio nel microcosmo partendo da lui. Robert Hooke.
 Che Hooke sia stato il primo uomo a parlare di “cellule”, riconoscendole nelle cavità vuote osservate nelle sezioni di sughero grazie al microscopio da lui perfezionato, è una delle prime cose che si leggono in quasi tutti i testi di biologia.
I fisici (e spero non solo i fisici…) ricorderanno la “legge di Hooke”, secondo la quale l'allungamento subìto da un corpo elastico è direttamente proporzionale alla forza ad esso applicata.
Ma io non voglio parlare qui di cellule o corpi elastici, o almeno non solo. Vorrei parlare di quello che solitamente non è scritto sui libri di scuola. Ad esempio, non tutti sanno che Hooke fu uno dei più importanti scienziati di fine ‘600, contribuendo con le sue idee, i suoi esperimenti, le sue argomentazioni, alla Rivoluzione Scientifica che si ebbe in quel periodo. Non siamo abituati, oggi, a studiare contemporaneamente l’anatomia, il cosmo, l’architettura, la meccanica. Molti diranno che le conoscenze di oggi non permettono di approfondire argomenti così diversi. Trovo però che l’apertura mentale che avevano i grandi scienziati vissuti tra il ‘600 e i primi decenni del ‘900 era tale da permettere una visione dei fenomeni naturali forse più completa. Forse.
Parlando di Robert Hook, Stephen Inwood scrive:

« Hooke gettò i semi di molte scienze […]: dello studio degli insetti, dell'attrito, della resistenza ed elasticità dei materiali, della meteorologia, dell'oceanografia, delle comete, dell'evoluzione, della geologia, dei cristalli, della luce, del calore, del suono, della combustione e della respirazione. Le sue intuizioni sulla luce e sul moto planetario furono importanti nell'indicare la strada »

Aveva paura di essere dimenticato. Viveva nel reale terrore che le sue opere, le sue scoperte, fossero dimenticate, soprattutto dopo la sconfitta nella disputa che lo aveva opposto fortemente a Isaac Newton riguardo al moto dei corpi celesti, e non solo. Un timore che in effetti si trasformò parzialmente in realtà quando, nel 1703, l’anno della morte di Hooke Newton venne eletto alla presidenza della Royal Society.

Robert Hooke nacque nel 1635 in una piccola cittadina dell’Isola di Wight, Inghilterra, da una famiglia modesta (il padre era il curato della parrocchia locale). Aveva due sorelle ed un fratello, Anne, Katherine e John. Vista l’attitudine del giovane Hooke ad apprendere velocemente, il padre pensò ad una sua possibile carriera presso la Chiesa del paese. Il ragazzo però era debole di salute e gli studi teologici gli provocavano terribili mal di testa, cosicchè il padre dovette abbandonare l’idea lasciandolo seguire le proprie inclinazioni. Hooke cominciò quindi a dedicarsi all’artigianato, iniziando a costruire congegni meccanici. Fu allora che ebbe origine il suo interesse per gli orologi e per la navigazione, interessi che lo accompagnarono per tutta la vita. Le sue abilità meccaniche, come anche la capacità di impadronirsi delle abilità di altri uomini, senza alcuna istruzione formale, ebbero quindi un’origine precoce. A 13 anni si trasferì a Londra, portando con sé una buona somma di denaro. Dopo un anno come apprendista del pittore Lely, fu ammesso a frequentare prima la Westminster School e successivamente la Oxford University, dove divenne assistente di Robert Boyle. Per tutta la vita Hooke ebbe un importante legame con lo scienziato, contribuendo, mediante la progettazione e costruzione di una nuova pompa pneumatica, alla formulazione della oggi nota Legge di Boyle.
Successivamente fu nominato curatore degli esperimenti presso la Royal Society, e ciò lo rende il primo scienziato inglese a ricevere un compenso per effettuare ricerche scientifiche. Hooke era considerato una sorta di genio della meccanica, un inventore, una persona dalla capacità unica di progettare e realizzare congegni meccanici dai quali poi trarre considerazioni scientifiche.
Potrei fare qui un elenco di quello che realizzò Hooke, ma non è mia intenzione comporre una lista del genere.
Vorrei solo in qualche modo ricordare la vita, in qualche modo “invisibile”, di quest’uomo, che contribuì con le sue ricerche a gran parte di quelle scoperte che furono poi ricordate con il nome di altri.
Le sue rivalità con altri scienziati, e in particolare con Isaac Newton riguardo la forza gravitazionale e il moto dei pianeti, lo portarono con gli anni a tenere sempre più segrete le proprie ricerche. Inoltre, la rivalità con Newton, il quale era visto come uno splendente astro nascente nel firmamento della scienza, lo portò ad essere messo sempre più da parte nella comunità scientifica dell’epoca, al punto che fu rimosso anche il suo ritratto dai locali della Royal Society.
Robert Hooke non va però dimenticato, come non va dimenticato, ad esempio, che è di Hooke la scoperta dei fenomeni di interferenza che sono oggi chiamati “anelli di Newton”, o che è sua (o almeno parzialmente sua), l’invenzione del telescopio a riflessione che oggi viene attribuita  a Newton (ma ciò è ancora argomento di discussione). E’ di Hooke il perfezionamento del microscopio con il quale, per primo, osservò le cellule; di Hooke la prima osservazione della macchia rossa di Giove, che gli permise di dimostrare la rotazione del pianeta gigante. Sono sue le invenzioni dell’igrometro, dell’anemomentro, del barometro a ruota ed è sua (in competizione con Huyghens), l’invenzione del moderno orologio a molla meccanico.
Sue le idee di utilizzare la pressione atmosferica come indicatore nelle previsioni del tempo e quella di utilizzare la temperatura di congelamento dell’acqua come 0 nella scala termometrica.
Furono di Hooke, gli esperimenti di vivisezione sul cane (che effettuò insieme a R. Lower, e che promise di non ripetere più a causa delle sofferenze inflitte all’animale) che portarono al chiarimento del ruolo dei polmoni nel circolo sanguigno.
Hooke fu inoltre attivamente impegnato nella ricostruzione di Londra dopo il grande incendio del 1666, in veste di architetto. Il suo lavoro fu oscurato per molti anni dalla fama del suo collaboratore e datore di lavoro Christopher Wren. Si deve però ricordare che sono di Hooke la progettazione di residenze private, come Ragley Hall, di molte chiese e edifici pubblici, tra i quali il Bethlem Royal Hospital e il Royal College of Physicians. Tra i frutti della collaborazione tra Hooke e Wren vi è l'Osservatorio di Greenwich, il famoso Monumento al Grande Incendio e la cattedrale di St Paul, che deve a Hooke in particolare la struttura della cupola (con la sezione a forma di catenaria).
 
Tra le opere fondamentali di Robert Hooke voglio citare Micrographia, essendo questo un blog dedicato al mondo invisibile. Nell’opera Hooke riportò le sue osservazioni sull’anatomia di molti insetti, sulla struttura dei cristalli, nonché le sue osservazioni sul sughero (e quindi la sua scoperta delle “cellule”).
Robert Hooke morì nel 1703, all’età di 68 anni, al Gresham College.
 
 
 

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